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migranti richidenti asilo a Ventimiglia

Contrasto all'esternalizzazione e

azioni internazionali

L’ Unione Europea e gli Stati membri,  negli ultimi anni hanno profondamente cambiato le strategie di gestione del fenomeno migratorio. Con lo scopo di ridurre il numero di persone in arrivo ed in movimento sul territorio dell’unione, sono state infatti implementate politiche migratorie di esternalizzazione delle frontiere e del diritto di asilo. Sono state pertanto proposte azioni internazionali che vadano a contrastare gli ostacoli all’accesso alla domanda di asilo in Europa e alla limitazione della libertà di movimento di migranti e rifugiati.

Ricorso avverso lo sviamento delle risorse del Fondo Africa.

(su incarico di ASGI)

10/2017

Con l’intesa del 4 agosto 2017 e il successivo decreto di spesa 4110/47 il Ministero degli Affari Esteri ha devoluto 2,5 milioni di euro al Ministero dell’Interno per la rimessa in efficienza di 4 motovedette per il sostegno delle autorità libiche. Nonostante il Fondo Africa sia stato istituito con legge di bilancio del 2016 per favorire la cooperazione e il dialogo con i paesi in via di sviluppo, queste risorse sono state al contrario utilizzate per rafforzare il blocco del passaggio di cittadini stranieri e rifugiati dai centri di detenzione libici alle coste europee. Ancor più, l’intervento va a rafforzare autorità che notoriamente compiono gravi crimini contro i migranti sia durante le operazioni di salvataggio sia dopo lo sbarco, sono accusati di fornire assistenza e protezione ai trafficanti, sono parti del conflitto ancora oggi esistente in Libia, hanno già utilizzato le motovedette per commettere atti illeciti anche nei confronti degli osservatori internazionali. ASGI ha impugnato i provvedimenti e in supporto della sua posizione si sono costituite Amnesty International, ECRE, ICJ e differenza donna.

Sciabaca e Oruka - Oltre il confine

(nell'ambito delle attività ASGI)

Coordinatori Scientifici: avv. Salvatore Fachile, avv. Giulia Crescini e avv. Cristina Laura Cecchini.

I progetti Sciabaca e Oruka si propongono di contrastare le politiche governative e normative registrate nel corso degli ultimi anni a livello nazionale, europeo ed internazionale che limitano la libertà di movimento e il diritto di asilo. I progetti mirano a fornire strumenti altamente specializzati utili alla proposizione di contenzioso strategico difronte alle Corti domestiche europee ed internazionali. Si propongo azioni contro lo sviamento di fondi, di risarcimento del danno per respingimenti, il rilascio di visti umanitari di ingresso.

Per la promozione di queste azioni di contenzioso strategico, per lo sviluppo delle conoscenze scientifiche e di nuove azioni di advocacy, Sciabaca e Oruka si prefiggono di creare e rafforzare delle piattaforme comunicative ed operative tra soggetti internazionali qualificati che operano in questo settore.

Brochure
Segnalazione alla Comissione Africana

Ricorso CEDU avverso espulsione sudanesi

(in collaborazione con ASGI)

02/2017

Nell’agosto 2016 quaranta cittadini sudanesi,  vennero identificati e subirono un rimpatrio forzato in Sudan senza ricevere alcuna informazione e, soprattutto, la possibilità di richiedere asilo in Italia.  Come è stato successivamente spiegato dalle autorità italiane, i rimpatri erano stati condotti sulla base del Memorandum d’Intesa tra Italia e Sudan. La vicenda dell’agosto 2016, tuttavia, non rappresenta un caso isolato, bensì una tendenza degli Stati europei nella gestione dei flussi migratori, che ha tra i suoi obiettivi primari quello del rimpatrio di migranti irregolari. 

E' stato quindi presentato ricorso alla CEDU per contestare la violazione del divieto di espulsione collettiva e del divieto di trattamenti disumani e degradanti e di non refoulment.

Ricorsi CEDU avverso respingimenti delegati

(in collaborazione con ASGI)

05/2018

I cari riguardano cittadini stranieri che in fuga dalla Libia una volta raggiunte le acque internazionali si trovano in situazione di pericolo e l’MRCC di Roma informata dell’evento assicura un pronto intervento. Poco tempo dopo la chiamata, intervengono i mezzi della c.d. Guardia costiera libica, i quali riportano i naufraghi nei campi di detenzione libici, dove sono stati trattenuti in condizioni atroci prima di essere rimpatriati all’interno di un programma dell’OIM. Nonostante la condotta materiale sia posta in essere dalla Guardia Costiera Libica è possibile imputare la responsabilità della condotta illecita all’Italia, laddove il controllo effettivo è sempre rimasto in capo a quest’ultima. Invero al fine di evidenziare il ruolo e le responsabilità dello Stato convenuto per i fatti esposti si sono illustrati i dati di fatto che attestano la natura e il grado di influenza dell’Italia sull’operato della GCL e il quadro generale della prassi costante nella gestione e repressione dei flussi migratori nel Mediterraneo centrale, di cui l’episodio denunciato con il ricorso costituisce un esempio.

Ricorso CEDU per lo sbarco di adulti e minori a bordo della Sea Watch 3

(in collaborazione con ASGI e Mediterranea Saving Humans)

Il 19.1.19 l'imbarcazione SW3 prestava soccorso a 47 persone che si trovavano in situazione di pericolo in acque internazionali e richiedeva tempestivamente a tutte le rilevanti autorità, di fornire istruzioni circa l'evento SAR. A partire dalla sera del 24.1.2019 la Sea-watch 3 si trovava vicino alle coste della Sicilia orientale e solo 5 giorni più tardi SW3 riceveva comunicazione circa l'individuazione del porto di Catania come luogo di sbarco. In data 25 gennaio 2019 è stato presentato un primo ricorso di urgenza e il 29 gennaio la CEDU (con pronuncia in allegato) richiedeva al governo italiano di apprestare le misure necessarie per la tutela dei cittadini stranieri.

A seguito dello sbarco, la Corte EDU ha indicato un termine per la presentazione del ricorso ordinario che è stato presentato per tutti i ricorrenti in data 12 marzo 2019

Tribunale di Roma, respingimenti 2009

(su incarico di Amnesty International)

Nel 2009 e 2010 il governo italiano si è reso responsabile di diversi respingimenti ai danni di numerosi rifugiati, intercettandoli in mare mentre tentavano di raggiungere l’Italia e riconsegnandoli alle autorità libiche senza identificarli o consentire loro di presentare richiesta di protezione internazionale. Una volta in Libia, queste persone hanno subito mesi di prigionia, di violenze e trattamenti inumani e degradanti.

La causa mira a ottenere non solo il risarcimento, ma anche, per alcuni ricorrenti, il visto umanitario per venire in Italia e chiedere asilo, diritto al quale non avevano potuto avere accesso a causa del respingimento.

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